Ammassi Stellari Aperti
Gli Ammassi Aperti sono degli oggetti localizzati all'interno della nostra galassia, nei bracci a spirale, insieme alle nebulose gassose
e le nubi di polveri. Le stelle nascono normalmente nei bracci a spirale, dal gas e dalle polveri interstellari; vengono alla luce
raggruppate in ammassi, così è facile trovare le stelle più giovani della nostra galassia all'interno di ammassi
stellari aperti. Dopo milioni di anni, a causa delle forze gravitazionali e dalla rotazione stessa della galassia, l'ammasso perde la sua
consistenza; le stelle neonate lasciano quindi il loro luogo di origine.
Il grado di concentrazione e le caratteristiche fisiche delle stelle che lo compongono sono i parametri utili per determinare l'età
di un ammasso aperto, spesso chiamato anche Ammasso Galattico. È importante non confondere gli ammassi aperti con gli Ammassi
Globulari: questi ultimi sono tra gli oggetti più antichi dell'universo, composti da stelle vecchie e localizzate intorno e
all'esterno della nostra galassia.
MESSIER 11 (M11) SCT - NGC6705
Foto scattata il 21/06/2020, alle ore 21:37:52 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10) su montatura EQ6 Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione 20 minuti a BIN 1x1
L'ammasso aperto classificato come Messier 11 è formato da circa 2.900 stelle e la maggior parte di loro sono giovani supergiganti
bianche e blu. L'età media dell'ammasso è di non più di 250 milioni di anni, si tratta quindi di un oggetto
piuttosto giovane in senso astronomico.
Posizionato a una distanza di circa 6.200 anni luce dalla Terra, l'ammasso è visibile nella direzione della costellazione dello
Scudo (Scutum) e fu osservato per la prima volta nel 1681 dall'astronomo tedesco
Gottfried Kirch; l'astronomo francese Charles
Messier lo aggiunse nel suo catalogo nel 1764.
Nel XIX secolo l'astronomo ed ammiraglio
William Henry Smith lo aggiunse, a sua volta, nel suo catalogo di oggetti celesti e lo chiamò con lo strano nome di Ammasso
dell'Anatra Selvaggia, in quanto la disposizione delle stelle gli sembravano ricordare un volo di uno stormo di anatre.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto Messier 11, in formato pdf, come pubblicata su Free Chart Star nella sezione dedicata agli oggetti facenti parte del catalogo di Messier.
MESSIER 18 (M18) SGR - NGC6613
18/06/2020 21:47:02 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6 Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione 20 minuti a BIN 1x1
Localizzato nella costellazione del Sagittario è un giovane ammasso poco appariscente, composto da stelle blu-bianche la cui
età è stimabile intorno ai 32 milioni di anni. Si trova a 4.900 anni luce dalla Terra e, visto che la sua estensione
apparente risulta pari a 9 minuti d'arco, occupa uno spazio reale di circa 17 anni-luce.
Scoperto da Charles Messier 1764, fu risolto in stelle per la prima volta da
John Herschel.
La sua posizione nel cielo è tale che può essere osservato agevolmente anche dalle media latitudini dell'emisfero boreale
ed è già percepibile con un binocolo, anche se serve poi un telescopio per risolvere le stelle di cui è composto.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto Messier 18, in formato pdf, come pubblicata su Free Chart Star nella sezione dedicata agli oggetti facenti parte del catalogo di Messier.
MESSIER 23 (M23) SGR - NGC6494
18/06/2020 20:37:23 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6 Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione 20 minuti a BIN 1x1
Anche Messier 23 si trova nella costellazione del Sagittario e anche questo ammasso fu scoperto da Charles Messier
nel 1764.
Localizzato a 2.150 anni luce dalla Terra, si estende nello spazio per quasi 20 anni luce; composto da circa 150 stelle, per lo più
bianche-azzurre con alcune stelle giganti blu. La sua età è stimabile tra i 220 e i 300 milioni di anni.
Questo ammasso si trova in una regione del cielo molto ricca di stelle e può essere già identificato con un binocolo ma poi
occorre un telescopio di almeno 114 millimetri di diametro per cominciare a risolvere le stelle di cui è composto.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto Messier 23, in formato pdf, come pubblicata su Free Chart Star nella sezione dedicata agli oggetti facenti parte del catalogo di Messier.
MESSIER 45 (M45) TAU (PLEIADES)
08/11/2015 - Telescopio Riflettore Newton diametro 150mm e lunghezza locale 900mm (f/6)
Montatura EQ6 Pro
Fotocamera Canon 350D, esposizione 30 minuti a 800 ISO.
L'ammasso stellare delle Pleiadi è, senza ombra di dubbio, il più famoso di tutto il cielo: chiaramente visibile da ogni
latitudine della Terra, è particolarmente evidente per la sua luminosità. Noto fin dall'antichità presso moltissime
culture, ognuna delle quali lo aveva identificato con particolari figure mitologiche.
Sia le popolazioni Indiane dell'America sia i Greci lo usavano per stabilire l'acutezza visiva: sotto cieli privi di inquinamento luminoso
persone con vista normale possono distinguere almeno sei stelle che lo compongono, in qualche caso anche sette; con una vista molto acuta
si può addirittura arrivare a percepirne dieci o anche dodici.
Le Pleiadi, di Elihu Vedder (1836 - 1923) Pittore, poeta e illustratore di libri statunitense, appartenente al movimento simbolista., 1885; Metropolitan Museum of Art, New York City.
Il nome Pleiadi fu attribuito all'ammasso di stelle dagli antichi greci, che diederono anche ad ognuna delle stelle che lo
compongono e che risultano visibili a occhio nudo, un nome specifico: Alcione, Celeno, Elettra, Maia, Merope, Asterope e Taigete.
Considerate tutte figlie di Atlante e Pleione vennero quindi chiamate anche come Le Sette Sorelle ed erano tutte ninfe delle
montagne, sempre secondo la mitologia greca.
Esistono diverse versioni sulla loro storia: da compagne di
Artemide, dea della caccia, inseguite perennemente da
Orione a spose di varie divinità, eccetto Merope che si unì al mortale Sisifo re di Corinto, dannato poi
nell'oltretomba.
L'Etoile Perdue, Merope che abbandona le sorelle Pleiadi. William-Adolphe Bouguereau, 1884, collezione privata.
Per questo motivo Merope provò così tanta vergogna da velarsi e abbandonare le sorelle, celebrando così il mito
della Pleiade Perduta. Secondo un'altra tradizione fu invece Elettra a diminuire in splendore in segno di lutto per la
distruzione di Troia.
In ogni caso il mito della Pleiade Perduta ricorre in molte culture diverse e distanti tra di loro, tanto che si è ipotizzato che
il mito abbia avuto una reale corrispondenza nella variazione fisica della luminosità di una o più stelle visibili
dell'ammasso.
21/10/2020 - Telescopio Rifrattore Acromatico SywWatcher Startravel 120, 120 millimetri di diametro e lunghezza focale 600 millimetri
(f/5)
Montatura EQ6Pro
Fotocamera Canon EOS 2000D, esposizione complessiva 50 minuti suddivise in 10 pose da 5 minuti ognuna a 800 ISO
In realtà l'ammasso delle Pleiadi è formato da non meno di un migliaio di stelle e si estende su di un'area avente
un'ampiezza di almeno circa dodici anni luce; tra le stelle che lo compongono sono più evidenti le giovani e massiccie giganti blu.
Complessivamente la massa totale dell'ammasso dovrebbe aggirarsi intorno alle 800 masse solari.
in termini di età astronomica l'ammasso è giovane: una stima attendibile parla di circa 115 milioni di anni. Intorno ad
alcune delle stelle più luminose sono visibili delle nebulosità: si tratta di polvere interstellare che riflette la luce
delle stelle giganti dell'ammasso e che conseguentemente diventano visibili. Un tempo si pensava che queste polveri fossero un residuo
della formazione delle stelle stesse, tuttavia ulteriori considerazioni ed analisi più approfondite hanno portato alla conclusione
che si tratti di polvere interstellare residente in una zona galattica che l'ammasso delle Pleiadi sta attraversando in questa epoca
storica: non sussiste quindi nessun legame fisico tra le stelle e le polveri interstellari.
27/09/2017 22:30 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6Pro
Camera CCD ATIK 16 IC, esposizione 20 minuti.
Un close-up sulla stella Merope e sulla nube di polveri che la avvolge.
Nota anche con il numero di catalogo 23 Tauri, si tratta di una stella subgigante di classe spettrale B, corrispondente ad un colore
azzurro intenso; la sua magnitudine apparente è pari a 4.14.
Richard Hinckley Allen la descrisse come una stella di un colore bianco lucido e violetto. Possiede una luminosità 630 volte
superiore a quella del Sole e la sua temperatura superficiale si aggira sui 14.000 K; la sua massa è circa quattro volte e mezza
superiore a quella del Sole e ha un raggio oltre 4 volte maggiore. È classificata come una stella variabile del tipo
Beta Cephei, dette anche a volte variabili Beta Canis Majoris, che sono una tipologia di stelle variabili pulsanti, in cui
le variazioni di luminosità sono causate da reali pulsazioni fisiche che avvengono sulla superficie della stella. L'escursione di
magnitudine è però estremamente ridotta, pari a solo un centesimo. La nebulosità che circonda Merope è
identificata con il numero di catalogo NGC 1435 e fa
parte del grande complesso di polveri in cui le Pleiadi si trovano ora a transitare; un'altra nebulosa nei pressi è IC 349.
27/09/2017 22:55 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6Pro
Camera CCD ATIK 16 IC, esposizione 20 minuti.
Dettaglio della stella Maia e della nebulosa
NGC 1432 che la avvolge completamente e che fu scoperta alla fine del XIX secolo ad opera di
Paul-Pierre Henry e da suo fratello
Mathieu-Prosper Henry; a entrambi sono anmche accredite la scoperta di sette asteroidi ognuno, per un totale di quattordici, era tuttavia
noto che i due vollero sempre annunciare, alternativamente, la paternità di ogni asteroide da loro individuato.
Maia, che è una delle componenti più brillanti dell'ammasso delle Pleiadi, illumina ed eccita la nebulosa con le sue potenti
emissioni ultraviolette. Le polveri riflettono la luce della stella centrale e i gas vengono ionizzati dalle radiazioni stellari,
emettendo a loro volta luce. La nebulosa ha la forma di una sorta di sfera cava, nella cui parte inferiore si trova Maia; le polveri ed i
gas si trovano molto vicine alla stella, ad un distanza tra i 0,03 e 1 anno-luce, equivalenti a distanze tra 285 e 9.500 miliardi di km
circa.
31/07/2019 02:12 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione complessiva 20 minuti a BIN 1x1
Le stelle Merope al centro, Alcyone a sinistra ed Elettra sul bordo destro. La distanza dell'ammasso è di circa 440 anni-luce dalla Terra e si trova nella costellazione del Toro.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto Messier 45, in formato pdf, come pubblicata su Free Chart Star nella sezione dedicata agli oggetti facenti parte del catalogo di Messier.
MESSIER 67 (M67) CNC - NGC 2682
26/12/2019 23:37 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione 10 minuti a BIN 1x1, filtro UHC.
Nella costellazione del Cancro si trova questo ammasso aperto avente delle caratteristiche abbastanza anomale, scoperto prima del 1779 da
Johann Gottfried Koehler e incluso
successivamente da Charles Messier nel suo catalogo di oggetti non stellari.
Facilmente individuabile anche con piccoli binocoli come una piccola chiazza nebulosa, necessita però di un telescopio, anche di
piccole dimensioni, per petr essere risolto nelle sue componenti stellari; nell'ammasso non c'è traccia di alcuna nebulosità.
La caratteristica principale che rende anomalo questo ammasso è la sua età: normalmente gli ammassi aperti sono oggetti
alquanto giovani, in senso astronomico, con un'età che non supera i pochi centinaia di milioni di anni; Messier 67 ha invece
un'età stimata di 3,2 miliardi di anni.
Distante circa 2.800 anni-luce dalla Terra è composto da poco più di 500 stelle e si estende per circa le dimensioni
apparenti della Luna Piena vista ad occhio nudo, cioè 30 primi d'arco, equivalenti a 10 anni-luce reali. Una decina delle sue
stelle sono giganti giallo-arancione, poi ci sono almeno 200 nane bianche e un centinaio di stelle simili al Sole; c'è anche una
piccola manciata di strane stelle blu-bianche, molto calde, chiamate
blue stragglers: oggetti piuttosto rari, situati in ammassi aperti o in ammassi globulari, che sono più calde e più blu
delle altre stelle dell'ammasso che hanno la stessa luminosità. Il loro nome può essere tradotto in maniera letterale come
"stelle vagabonde blu".
La grande varietà di tipologia di stelle che lo compongono ha fatto sì che questo ammasso venisse studiato intensamente, al
fine di capire i meccanismi di evoluzione stellare. Nel 1998 è stato individuato un addensamento di stelle a pochissima distanza
apparente da Messier 67; questo addensamento denominato Chupina 1 è risultato essere un vero e proprio sottogruppo
dell'ammasso stesso, formato da stelle disperse che occupa la medesima regione spaziale e condivide lo stesso moto proprio delle stelle
dell'ammasso. Il meccanismo ed i tempi della formazione di questo sottogruppo sono ancora assolutamente ignoti.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto Messier 67, in formato pdf, come pubblicata su Free Chart Star nella sezione dedicata agli oggetti facenti parte del catalogo di Messier.
NGC 6837 AQL
13/07/2012 22:18 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Camera CCD ATIK 16 IC, esposizione non guidata di 30 frames per 15 secondi ognuna.
Un piccolo e quasi anonimo ammasso aperto composto da una ventina di debolissime stelle nella costellazione dell'Aquila; fu scoperto da William Herschel nel 1784.
IC 4665 OPH
23/05/2020 20:48 UT
Telescopio Schmidt-Cassegrain diametro 200mm, lunghezza focale 2000mm (f/10)
Montatura EQ6Pro
Camera CCD QHY8L raffreddata a -15 gradi centigradi, esposizione 20 minuti a BIN 1x1.
Si tratta di un esteso ammasso stellare aperto posto nella costellazione di Ofiuco, a circa 1.200 anni-luce dalla Terra; piuttosto
luminoso, si può rintracciare in maniera abbastanza agevole con un binocolo di media potenza, come ad esempio un 10x50.
Scoperto dall'astronomo svizzero
Jean-Philippe Loys de Chèseaux nel 1746; curiosamente però non fu inserito da Charles Messier nel suo
Catalogo.
Piuttosto giovane di età, appena 35 milioni di anni, si trova in una posizione un poco anomala per un ammasso stellare aperto, a
circa 16 gradi dal piano galattico; probabilmente anche le condizioni in cui si è formato sono state abbastanza insolite.
Carta di riferimento per l'ammasso aperto IC 4665 OPH, da Wikipedia.