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Blog di Astronomia di Massimo Dionisi

Giove: osservazione del 27 luglio 2020

DiMassimo Dionisi

Lug 28, 2020

Una carrellata di immagini di Giove registrate la sera del 27 luglio 2020.

Per ogni immagine viene specificata la strumentazione utilizzata e il metodo di ripresa. Ogni immagine è il risultato di un’elaborazione di file AVI della durata variabile da 1 a 2 minuti settati con parametri differenti di Gain, Exposure e Gamma a seconda dei dettagli che si è desiderato mettere in evidenza. Un Gamma elevato, ad esempio fino ad un valore di 50 su 100, permette di mettere meglio in risalto i satelliti galileiani, mentre un valore più basso fa aumentare il contrasto delle nubi gioviane.

Le tecniche di ripresa usate in questa sessione sono state tre:

  • Telecamera posta al fuoco diretto del telescopio
  • Lente di Barlow 2x
  • Proiezione dell’oculare

il primo metodo è quello più semplice da utilizzare e garantisce quasi sempre buoni risultati: l’immagine del pianeta risulta poco ingrandita ma è normalmente ben definita e la messa a fuoco risulta più agevole, specie se si seleziona una valore basso del Gamma così che le nubi appaiano più contrastate e facilitare la messa a fuoco. In pratica si tratta di inserire la camera CCD al posto dell’oculare.

Il secondo metodo è abbastanza simile al primo, solo che prevede di interporre un sistema ottico negativo lungo il percorso ottico del telescopio prima che l’immagine arrivi al sensore CCD della camera. Tali sistemi ottici sono chiamati “moltiplicatori di focale” in fotografia e “lenti di Barlow” in astronomia. Non si tratta però di una semplice differenza di sematica: i moltiplicatori di focale sono sistemi ottici abbastanza complessi, normalmente composti da quattro o cinque lenti (se non di più), mentre le lenti di Barlow sono normalmente costruite con solo due lenti o al massimo tre per quelle apocromatiche. Questa differenza di costruzione è dovuta al fatto che in astronomia si cerca di evitare il più possibile il ricorso a sistemi ottici complessi, allo scopo di evitare diminuzioni nell’intensità luminosa finale degli oggetti astronomici; inoltre un moltiplicatore di focale viene progettato per essere utilizzato con obiettivi fotografici, mentre una lente di Barlow è normalmente pensata per l’utilizzo visuale anche se può essere utilizzata per riprese CCD. Esistono diversi tipi di lenti di Barlow, più o meno corrette otticamente (acromatiche o apocromatiche) ed in grado di aumentare l’ingrandimento di fattori diversi: da 1,5 volte a 3 o anche 4 volte. Quello che fa la Barlow è di aumentare la focale equivalente complessiva del sistema ottico dove è applicata, portando quindi all’umento dell’ingrandimento finale. Non bisogna mai eccedere con l’utilizzo di una Barlow e mediamente una buona 2x acromatica è sufficiente per quasi tutte le applicazioni; chiaramente una Barlow apocromatica è sempre da preferire ma ovviamente aumentano esponenzialmente i costi.

Il terzo sistema è detto “proiezione dell’oculare” perchè è esattamente quello che viene fatto: in pratica viene lasciato inalterato l’intero sistema ottico compreso di oculare, come se si dovesse osservare visualmente e poi, grazie a dei tubi di prolunga, si accoda la telecamera CCD ad una certa distanza dall’oculare stesso. L’immagine del pianeta si forma nell’oculare e viene proiettata sul sensore CCD: ovviamente bisogna calibrare bene la distanza della telecamera dall’oculare, utilizzando i tubi di prolunga adatti. Questo sistema garantisce forti ingrandimenti ma va usato con moderazione e solo quando ci si trovi ad osservare con una atmosfera calma, con un seening almeno buono. L’ingradimento finale risultante dipende anche dalla distanza del sensore CCD dall’oculare, quello che viene definito “tiraggio”; rientrano poi nelle valutazioni il diametro della pupilla d’uscita e l’estrazione pupillare dell’oculare, che quindi deve essere di buona fattura, e il calcolo della campionatura relativa alla CCD utilizzata in rapporto alla focale equivalente complessiva del telescopio e del suo stesso diametro. Io per questa sessione ho utilizzato un oculare ortoscopico da 12mm della Celestron ed un solo tubo di prolunga, in quanto l’estrazione pupillare per questo oculare è abbastanza bassa.

Le immagini di Giove dello scorso 27 luglio 2020 mostrano il transito del satellite Europa sul disco planetario. Nelle prime immagini è chiaramente visibile solo l’ombra del satellite che si staglia sulla sommità delle nubi gioviane, netta e nerissima. Nelle ultime foto, quelle riprese con il sistema della proiezione dell’oculare con l’ortoscopico da 12mm, si vede anche netto il satellite stesso, come un punto luminoso poco alla sinistra della sua ombra e che quindi lo precede.

In tutte le immagini il Nord è in alto e l’Est a destra.  Il pianeta ruota sul suo asse da destra verso sinistra, quindi da Est verso Ovest e i satelliti seguono questo movimento.

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